Inserito il 4 Luglio 2024 alle ore 19:47 da Don Gianni Antoniazzi
Mi hanno insegnato a distinguere tre categorie di persone fra la gente. Man mano che passa il tempo mi accorgo che si tratta di una buona lezione, concreta e provata. Mi permetto di fare tre esempi sperando di non risultare offensivo.
Chi mi conosce sa che sono stato abituato a distinguere la gente intorno a me in tre categorie: gli intelligenti, i ladri e gli stupidi.
Faccio un esempio della prima categoria. Nelle pagine interne di lettera aperta della settimana propongo qualche riga sulle altre due specie. Stavo cercando un forno a legna per fare pizze a Gosaldo: i ragazzi ne vanno matti.
Ho guardato in Internet e ho trovato una ditta qui vicino che ne produce di ottima qualità. Ho notato che vengono esportati in tutta Italia e anche all’estero. Si tratta di “Linea VZ Group”. Ho preso appuntamento e sono andato a spiegare le nostre esigenze. Mi hanno suggerito un modello, a loro giudizio, opportuno. Al momento di chiedere il preventivo ho notato che non solo cercavano di venirmi incontro, ma avevano a cuore la vita dei ragazzi al campo. Fatto uno sconto vertiginoso è entrato il papà che ha ulteriormente abbassato l’importo.
Loro non sapevano se mai avrei scritto queste righe ma capivano che un forno, pur usato a Gosaldo, sarebbe stato pubblicizzato dai ragazzi anche nella nostra zona. Mi sembrano persone intelligenti perché fanno il proprio interesse facendo anche il bene degli altri. È la regola fondamentale per creare e ricevere vita. Li ringrazio di cuore per l’offerta generosa, garantisco una preghiera e una buona parola a chiunque mi chiedesse un parere.
don Gianni
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Inserito il 26 Giugno 2024 alle ore 16:15 da Don Gianni Antoniazzi
Sempre di più il mondo del lavoro con i suoi incidenti e i suoi morti ci interpella. Noi cristiani dobbiamo difendere la vita non solo a parole ma anche indicando soluzioni che siano credibili.
Grazie a Dio stiamo sempre più attenti al mondo del lavoro, alle sue condizioni, ai rischi e agli incidenti anche mortali.
Per l’agricoltura e l’edilizia il problema grave sta nel caporalato e nei subappalti ed è giusto capire e risolvere queste dinamiche. Sono temi che ci riguardano da vicino perché fra una cosa e l’altra i mondi che ruotano intorno alla parrocchia (canonica, asilo, Don Vecchi, Centro di Solidarietà cristiana e nuove strutture ancora) contano oltre 60 dipendenti (più quelli indiretti che si occupano di pulizie, manutenzione e cucina).
Da parte mia ho lavorato in campagna per anni. Ogni momento libero dallo studio era per la terra e l’allevamento. A sera si giunge stanchi, e non si vede l’ora di finire. Secondo la mia esperienza sarebbe bene porre, appunto, l’accento su questo tema: la stanchezza. Tutto diventa più pericoloso quando si è spossati: la mancanza di riposo impedisce di vedere i pericoli. L’ha ben capito anche lo Stato quando ha dovuto affrontare il problema di autisti per bus e camion.
Personalmente, temo sia impossibile vivere in un ambiente non pericoloso perché la realtà non corrisponde mai alle nostre attese. Stando con ragazzi e bambini vedo quante volte inventano pericoli anche là dove non ce ne sono. La soluzione giusta è assicurarsi che tutti siano riposati altrimenti si sta in un allarme continuo.
In questo contesto trovo sconcertante che realtà pubbliche organizzino eventi per tutta la notte e li pubblicizzino come un valore. Trasmettono con autorevolezza l’idea che saltare il riposo può essere addirittura sensato.
don Gianni
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Inserito il 19 Giugno 2024 alle ore 20:21 da Don Gianni Antoniazzi
È finita lunedì 17 la 30ª edizione della sagra di Carpenedo. È ancora presto per fare un bilancio compiuto. Tuttavia, è proprio giusto ringraziare per l’andamento di questi giorni ricchi di vita per tutto il territorio.
In generale. L’edizione della sagra di quest’anno ha conosciuto una ulteriore crescita. È ancora presto per fare tutti i bilanci del caso, ma già possiamo spendere alcune parole di commento. Parto dai fatti più semplici. Mi sembra che già sabato sera sia stato consumato tutto il materiale che lo scorso anno era stato impiegato durante l’intero corso dei festeggiamenti. La domenica sera era stata completata la vendita di tutti i biglietti della pesca di beneficenza e i premi erano stati tutti assegnati, così che lunedì purtroppo la struttura è rimasta chiusa. Un segnale ottimo perché indica una partecipazione del tutto straordinaria. Il prossimo anno sarà necessario pensare più in grande.
Le relazioni. Dal mio punto di vista, quest’anno sono rimasto perlopiù in piedi, in mezzo al passaggio di gente e ho avuto l’occasione per salutare tante persone alcune delle quali non vedevo da molto tempo. Credo questo sia stato per me uno dei risultati più importanti. Se ogni anno facciamo il lavoro per montare e smontare la struttura è proprio perché la sagra ci aiuta a crescere nelle relazioni umane e sviluppa il senso della vita del quartiere. Questi giorni, dedicati in onore dei nostri Patroni, ci aiutano a diventare comunità e legano le persone del territorio.
I volontari. È necessario ringraziare i volontari che hanno dato una mano straordinaria. Non si tratta soltanto di un lavoro appassionato. Hanno anche mostrato grande professionalità e valore nel servizio. La gente che mi incontrava mi faceva i complimenti per la qualità del cibo, per l’organizzazione composta, per la pulizia, l’eleganza, la sobrietà. È tutto merito dei volontari.
Le difficoltà. È necessario anche dire una parola sui fatti meno positivi. Mi viene in mente il grande lavoro fatto per portare dei mercatini che potessero dare nuovo respiro alla sagra. Sono state disposte bancherelle, gazebi, impianti luce perché tanti potessero esporre i loro prodotti e godere del nostro sostegno. Questo aspetto della sagra non è andato bene. Non come speravamo.
Scrivo poi, sempre a titolo personale, che forse quest’anno non siamo riusciti a pensare alle dovute attività per ragazzi e giovani: con le giostre del toro o del pugile negli anni scorsi i ragazzi avevano dei punti di aggregazione più forti. Quest’anno non siamo riusciti a trovare qualcuno che ci noleggiasse queste strutture, in regola con le nuove norme di legge. Peccato! In futuro dobbiamo organizzarci meglio perché la sagra di Carpenedo è sempre stata capace di coinvolgere anzitutto i più giovani e dobbiamo mantenere questa tradizione.
don Gianni
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Inserito il 12 Giugno 2024 alle ore 21:25 da Don Gianni Antoniazzi
La fede non è un fatto solitario o un’idea nata improvvisamente nella testa di qualcuno. Chi ci ha preceduto ci ha indicato la strada per incontrare Gesù Risorto. Per questo diamo onore ai patroni.
Mercoledì 19, alla Messa delle 18:30, la parrocchia celebra la festa solenne dei Santi Patroni Gervasio e Protasio. La Sagra di questi giorni (12-17 giugno) è pensata per questa tappa. Anche nelle Messe di domenica 16 giugno ricorderemo questi modelli della fede.
Gervasio e Protasio furono tanto celebri nel Medioevo da essere ricordati in molteplici pievi del Nord Italia. La devozione fu molto diffusa pur rimanendo incerte le notizie sulla loro vita. Probabilmente hanno professato la fede durante l’impero di Nerone assieme ai genitori, spinti dall’esempio del vescovo di Milano, San Caio. Altri sostengono invece che siano vissuti nella metà del III secolo, durante le persecuzioni ad opera di Decio, Valeriano o Diocleziano. Qualche tempo più tardi (V sec.) un autore anonimo ha scritto la loro passione, rimanendo però sempre al limite tra leggenda e realtà.
Di certo i due fratelli hanno dato la vita per Cristo e tanto basta a renderli per noi una guida, in un momento nel quale è tutt’altro che facile trasmettere la fede alle nuove generazioni.
don Gianni
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Inserito il 5 Giugno 2024 alle ore 16:41 da Don Gianni Antoniazzi
Da mercoledì 12 a lunedì 17 ci sarà la sagra. È la 30ª edizione e confidiamo che se ne possano contare altrettante, se non di più. Serve il contributo, la presenza, la simpatia e, più ancora, la passione di tutti.
Le parole del titolo fanno riferimento alla celebre “parabola del banchetto” (Mt 22,1-14). Gesù riferisce che il Regno di Dio e la vita di fede sono anzitutto una gioia e propone a tutti di partecipare. Molti declinano l’invito per ragioni che di fatto hanno poco spessore: chi va a provare i buoi, chi deve far compagnia alla novella sposa e chi invece visita un terreno appena acquistato. L’invito della parabola è quello di trasformare la vita in una festa: guai venire al mondo se non si è disposti a festeggiare. In effetti non è così facile tenere il cuore contento. Anzi. C’è qualcuno che preferisce un contegno triste piuttosto che uno stile pasquale. Festeggiare è “rendere grazie” per la vita, è far contenti gli altri, è dare speranza.
Vi invito a festeggiare con la sagra. Che sia un momento di esultanza e non solo di festa laica o una distrazione passeggera. Vi invito a partecipare chiamando parenti ed amici: quando si è contenti si allargano le relazioni. Vi invito ad aver un po’ di pazienza: se vi fossero intoppi allora sarà chiaro che tutto è frutto di un’organizzazione costituita da volontari e non da professionisti. Se vi fossero degli utili saranno destinati per un impianto fotovoltaico, ma ne parliamo nelle pagine di lettera aperta di questa settimana.
don Gianni
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Inserito il 29 Maggio 2024 alle ore 17:40 da Don Gianni Antoniazzi
Fra qualche giorno iniziano le “vacanze estive”. A tutti serve staccare e riprendere le forze. Nulla però rigenera la vita come l’incontro con Gesù. Per questo è importante rimanere accanto a lui, anche d’estate.
Ricordo che spesso, in estate, ospitavamo in casa i cugini dalla Svizzera. Io e i miei fratelli la domenica eravamo abituati ad andare a Messa e lo facevamo volentieri anche per incontrare gli amici. Loro si meravigliavano perché, dicevano, che in vacanza non serve far fatica.
Riconosco di essere cresciuto in un ambiente rurale, scandito da ritmi precisi: altra cosa era la scuola che andava da settembre e giugno e altro l’interesse per la sapienza, che non si doveva sospendere; c’era il lavoro dei campi, frenetico d’estate, ma cadenzato anche nei mesi più freddi; infine c’era la fede che si respirava senza sosta, come fosse aria nei polmoni. Mi sorprendevo molto quando incontravo mentalità diverse.
Sono passati oltre 50 anni, gli orizzonti sono cambiati e sono maturate altre convinzioni.
Visti i ritmi odierni, comprendo la necessità di fare riposo. Capisco però che proprio la fede ci rigenera e ci solleva più ancora della vacanza perché dona speranza, energia, conforto vero e stabilità profonda. Resto ancora sorpreso quando vedo che in alcuni casi la fede è una sorta di soprabito da togliere e mettere a seconda della stagione. Ritengo che il rapporto col Signore debba essere continuo, così come continuamente si mangia e ci si lava.
don Gianni
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Inserito il 23 Maggio 2024 alle ore 11:02 da Don Gianni Antoniazzi
Siamo la società della corsa e dei ritardi. Abbiamo a che fare con pigrizie, indecisioni, burocrazie: anche la rabbia, le distrazioni inutili e la mancanza di un obiettivo ci fanno però perdere tempo.
Presto finisce l’anno scolastico e passeremo ai ritmi estivi. Un fatto resta costante: andiamo di corsa e lo faremo anche nei prossimi mesi. Mamme e papà non hanno più un istante libero. Va peggio per i giovani: il loro calendario è ansioso, soffocante.
Ormai tutti intuiscono che il tempo è gratis ma una volta perso non c’è prezzo per ricomprarlo. Così finiamo per accelerare i ritmi fino allo sfinimento.
Se però ci manca uno scopo chiaro, per quanto si vada di corsa, si rischia di vivere il tempo come una realtà spezzata. In effetti non è importante fare tante cose ma quelle giuste e vere. Chi ha uno scopo alto capisce quanto tempo butta via in modo sciocco, negli svaghi, nella realtà virtuale, nei capricci inutili, nelle relazioni superficiali come pure nel cercare carriera.
Noi abbiamo capito che il Vangelo chiede un po’ di austerità nel possesso. L’uomo moderno ha bisogno di diventare sobrio anche nelle esperienze che altrimenti rovinano il suo tempo.
don Gianni
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Inserito il 16 Maggio 2024 alle ore 18:13 da Don Gianni Antoniazzi
Domenica 19 maggio celebriamo il dono dello Spirito di Cristo. Le Sante Messe seguono il normale orario festivo. Si aggiunge la solenne Liturgia di sabato 18, alle 20:45. È la celebrazione più importante.
Cominciamo con un esempio. Chi festeggia Halloween (31 ottobre) segue una convenzione. La ricorrenza può piacere o meno, ma tutti capiamo che non vi è alcunché di reale: il mondo degli zombi (e affini) non esiste. Quando invece si festeggia un compleanno si fa memoria di una tappa certamente passata che tuttavia ha un forte influsso sul presente: se il festeggiato esiste è proprio per la nascita. Altra cosa ancora è festeggiare la Repubblica (2 giugno) o la Liberazione (25 aprile): se oggi si fa festa è anche per riaffermare i valori del passato e riproporli.
La liturgia di Pentecoste ha una pretesa ancor più alta: con la celebrazione viene donato nuovamente lo Spirito del Risorto e noi siamo partecipi della salvezza pasquale. A Pentecoste non si fa memoria di un evento passato e neppure si riflette su qualche valore da mettere in atto. Per noi, che siamo credenti, questo giorno rinnova realmente l’effusione dello Spirito, ci trasmette la vita del Risorto e stabilisce la radice della nostra salvezza.
don Gianni
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Inserito il 8 Maggio 2024 alle ore 15:00 da Don Gianni Antoniazzi
Domenica prossima, 19 maggio, celebriamo Pentecoste. La liturgia più importante sarà quella di sabato sera, con la “Veglia” solenne, santa Messa che compie il mistero pasquale. Siamo invitati.
In questa domenica, 12 maggio, celebriamo l’Ascensione e domenica prossima la Pentecoste.
Sarete stanchi di sentirmelo dire: le due tappe che sostengono il cammino della nostra fede sono, appunto, la Risurrezione e il dono dello Spirito di Cristo.
Questa tappa era così importante da essere celebrata nella Chiesa fin dai primissimi tempi. Pensate che nell’antichità così come si viveva una Quaresima in vista della Pasqua altrettanto c’erano giorni di digiuno e penitenza fra l’Ascensione (il giovedì della VI settimana) e la Pentecoste. Questa solennità non è soltanto una memoria: rinnova compiutamente il dono dello Spirito di Gesù.
La celebrazione più solenne, alla quale mi permetto di invitare chiunque ne avesse la possibilità, è quella della Veglia. La faremo sabato sera, 18 maggio, alle 20:45. In particolare, cerchino di non mancare quanti si preparano alla tappa della Crismazione, insieme ai loro famigliari, padrini e madrine.
don Gianni
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Inserito il 30 Aprile 2024 alle ore 16:35 da Don Gianni Antoniazzi
Domenica 28 aprile Papa Francesco ha visitato il carcere femminile alla Giudecca, il padiglione Vaticano della Biennale e, in concomitanza, ha incontrato i giovani e celebrato Messa con la comunità diocesana.
Lascio qualche nota sulla visita del Papa di domenica scorsa.
Tenace. Adulti e giovani rientrati da Venezia (in 135 circa) erano contenti, ma anche stanchi. Immaginiamo la fatica per il Papa che, oltre agli appuntamenti (ben quattro) ha compiuto un viaggio di un’ora e mezzo in elicottero (andata e ritorno). Complimenti per la tempra: a 86 anni.
Fede. Devo riascoltare con attenzione le parole di Papa Francesco: formidabile qualche passaggio davanti alle carcerate; vivo coi giovani e deciso nell’esortare alla fede; in altre circostanze più formale.
Intoppi. Bene l’organizzazione. Anzi. Complimenti per la semplicità, frutto di sintesi. Qualche intoppo per le presenze in Piazza: alcuni hanno dovuto restare fuori dai tornelli per problemi col QRCode che pure non era nominale. Qualche altro si sarebbe aggiunto volentieri per sostituire gli assenti dell’ultimo secondo, ma ufficialmente non era previsto.
Preti diocesani. Pensavo di vedere qualche prete della diocesi in più. Anche riguardando le foto mi pareva fossimo proprio pochi fra i parroci con parrocchia. Forse alcuni (i non più giovani) erano spaventati per le molte ore di permanenza in piazza. Forse…
Singolare. I giovani sono stati un po’ al margine: il loro incontro è stato descritto “rumoroso” e nella Messa sono stati posti oltre il campanile. Eppure, proprio con loro il Papa s’è trovato maggiormente a suo agio.
Novità. L’ultima Messa in Piazza San Marco, per la sola diocesi di Venezia fu quella di Giovanni Paolo II. Era il 1985. Se non ricordo male in quella circostanza ci fu più folclore: i gondolieri coi loro segni, la gente delle isole coi propri prodotti… Ciascuno portava le note caratteristiche del proprio territorio. La fede era scontata… A Messa c’era più chiasso. Oggi quella società è defunta. Ne sta nascendo un’altra. In Piazza San Marco si respirava fede nuova e più consapevole.
don Gianni
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