Il blog di Carpenedo

Il blog di Carpenedo
La vita della Comunità parrocchiale dei Ss. Gervasio e Protasio di Carpenedo

Il tempo si fa breve

Inserito il 14 Dicembre 2022 alle ore 18:49 da Don Gianni Antoniazzi

Manca una settimana al Natale. Il Signore viene a visitarci. È importante aprire la porta della nostra vita «Temo il Signore che passa», diceva S. Agostino. Temeva di non riconoscere le tracce della Sua presenza.

In fine motus velocior, dicevano i latini: il movimento è più rapido alla fine. Vero: se pensiamo agli ultimi minuti di una partita di calcio oppure ai ciclisti che intravedono il traguardo capiamo cosa significa la prossimità del Natale.

Fra una settimana ci incontreremo per celebrare la Nascita del Signore. Egli viene a visitarci realmente. Chiederà a ciascuno di aprirsi all’incontro con Lui. Saremo capaci di riconoscerlo? Avremo la forza di accoglierlo? Lui porta il dono della vita. In noi serve una conversione radicale: per vedere il Padre e accogliere il Figlio risorto che bussa è necessario passare dall’amore per la verità alla verità dell’amore.

Dico questo mentre forse l’unica preoccupazione che abbiamo adesso è quella di trovare il regalo dell’ultimo momento. Sento che alcuni sono preoccupati di fare gli ordini in Internet prima che si intasino i trasporti così da avere i regali prima delle Feste. Se questo è l’unico timore allora non ci saranno grandi possibilità di scorgere il volto di Gesù. Egli non forza l’incontro, ma usa la delicatezza di un bambino.

don Gianni

La sorprendente fantasia di Dio

Inserito il 7 Dicembre 2022 alle ore 18:39 da Don Gianni Antoniazzi

Il Natale non è una celebrazione del passato che ripetiamo per fedeltà alla tradizione. È una spinta verso il futuro. Come un bambino rinvigorisce la famiglia, la nascita di Gesù rende fresco il nostro pensiero.

L’Avvento mostra un Dio pieno di fantasia, tutto proteso al cambiamento.

Pensiamoci: dapprima l’angelo Gabriele si rivolge ad un uomo, il sacerdote Zaccaria, nel tempio di Gerusalemme. Lo chiama a diventare papà di Giovanni Battista. Questa proposta corrispondeva al suo desiderio eppure Zaccaria non ci credeva fino in fondo e, a causa dei dubbi, resta muto per mesi.

Poco dopo Dio si rivolge col suo arcangelo a una ragazza. Era sconveniente dialogare con le donne, farlo con una ragazza “acerba” era inammissibile. Andare a Nazaret, paesello insignificante dei monti, era irrazionale. L’ultima volta in cui Dio si era rivolto a una donna, era stato nell’Antico Testamento per rimproverare Sara, moglie di Abramo.

Nel Natale esplode la fantasia del Padre che studia tutte le soluzioni. Non c’è niente da fare: la storia cambia, o meglio, si sviluppa e si completa.

Di fronte a questi fatti si coglie l’incredibile giovinezza del Padre. Che senso ha rimanere dunque ancorati a piccole tradizioni provinciali? Se una persona non apre la mente non incontra la nascita di Cristo. Ci aspettiamo un’azione, un fatto, un incontro… e Dio si fa vivo in altro modo.

Il Natale domanda di rinunciare a una fede sclerotica e a una mentalità univoca, tanto più triste quanto più schiacciata da una presunta devozione. Non ci siamo: il Vangelo propone “fede, carità e speranza” più plastiche, una vita che cammina con fantasia piena.

don Gianni

Immacolata: abituarsi a tutto?

Inserito il 30 Novembre 2022 alle ore 18:50 da Don Gianni Antoniazzi

Giovedì 8 dicembre, la Chiesa celebra l’Immacolata. Per la società civile ci sarà un ponte di quattro giorni. Molti ne profitteranno per realizzare il sogno di un breve riposo. Conserviamo il cammino di fede

Mentre ci prepariamo al Natale la Chiesa propone la festa dell’Immacolata. La solennità è stata proposta di recente, nel 1854, ma raccoglie la tradizione dei secoli precedenti.

Nel libro di Genesi Dio mette in guardia Caino: “il male sta accovacciato alla porta” (Gen 4,7). È un’immagine simbolica per dire che dovremo sempre misurarci con la fragilità. Quando però Dio ci riempie di grazia, il male resta fuori e l’esistenza diventa bella.

Noi chiamiamo Maria “Immacolata” ma sarebbe meglio usare le parole dell’angelo: “piena di grazia”. Così capiamo che oggi non si celebra la bravura di una donna ma il miracolo di Dio, capace di sottrarre una persona alla morsa del peccato: per questo la vita di Maria è stata un incanto.

Vale per ogni battezzato, abbracciato dal Signore. Il malvagio resta sempre “alla porta”, qualche volta può vincere, ma Dio ci rialza. Non bisogna aver la pretesa di essere puri ma purificati, non innocenti ma riconciliati. È importante custodire il sogno di una vita buona, senza abituarsi alle brutture.

Purtroppo, l’8 dicembre di quest’anno ci porterà lontano, per i legittimi giorni di riposo. Pazienza: chi resta a Carpenedo prega per tutti. A chi si sposta ricordiamo se possibile l’appuntamento della fede.

don Gianni

Avvento: riprendiamoci il Natale

Inserito il 23 Novembre 2022 alle ore 18:10 da Don Gianni Antoniazzi

Le strutture commerciali stanno rubando ai cristiani la festa del 25 dicembre. Da appuntamento di fede sta diventando un pretesto commerciale. È necessario riappropriarci di quanto ci appartiene.

Già da tempo le TV, le Radio e gli altri media sono entrati nel clima natalizio. Le pubblicità sono marcate. Un esempio per tutti: avevo un appuntamento in video-conferenza con Google Meet, uno fra i tanti strumenti a disposizione. Prima di accedere arriva il suggerimento di impostare uno sfondo automatico e viene suggerito quello natalizio, fatto di renne, gnomi, case sui funghi, e bosco innevato. Ecco: il nostro Santo Natale sta finendo per diventare una calda stringa di melodie mielose e di dolci ambienti creati per folclore. Il festeggiato, cioè Gesù, è del tutto scalzato.

Serve ritornare alla fede. Per esempio: riprenderci Babbo Natale.
Basta spiegare ai bambini chi sia davvero questa figura. Si tratta di Santa Claus, nome storpiato in America per indicare il nostro San Nicola. Di lui si festeggia la memoria il 6 dicembre. La sua salma è custodita a Bari ma è venerato (oltre modo!) soprattutto in oriente. Nicola è nato a Patara, in Asia minore, lontano dai poli e dalle renne. Diventò celebre nella santità portando di nascosto doni in denaro a giovani ragazze prive di dote. In questo modo le fanciulle poterono sposarsi. Il santo divenne così emblema della protezione dei poveri, soprattutto più piccoli.
Fino a 40 anni fa, specialmente nel Veneto, i doni erano legati a lui e Santa Lucia. Poi, per ragioni commerciali, la tradizione fu spostata al 25 dicembre e il nome divenne laico: Babbo Natale.

Se noi adulti spiegassimo questi fatti ai bambini, i nostri figli potrebbero trovare un riferimento di fede che li indirizza a Cristo.

don Gianni

Madonna della salute

Inserito il 16 Novembre 2022 alle ore 16:51 da Don Gianni Antoniazzi

Lunedì 21 novembre la chiesa che è in Venezia ricorda la liberazione dalla peste del 1630. In parrocchia celebriamo Messa alle 10:00, 16:00 e 18:30. Invitiamo chi può ad unirsi in preghiera.

Sia chiaro subito: se una persona sta male è bene che vada dal medico. Con gli anni il corpo è esposto a varie malattie, anche gravi ed è importante fare prevenzione. Se poi la fragilità dovesse toccare le nostre strutture psicologiche sarebbe importante intervenire alle prime avvisaglie lasciandoci condurre da persone di fiducia.

Non basta: lotterò sempre perché la ricerca medica abbia più risorse e perché non siano sciupate secondo criteri di interesse personale o clientelismo. Trovo scandaloso che un solo giocatore di serie A possa costare più di quanto si spenda in ricerca sul cancro in un intero anno. Trovo grave spendere una montagna di soldi in videogiochi o armamenti e non nella medicina. Il mercato delle droghe anche leggere muove fiumi di energie e denaro mentre col contagocce centelliniamo lo stipendio al personale sanitario. Pazienza.

Detto questo – sia chiaro come la penso – credo profondamente che non sia nostro obiettivo dilatare all’infinito l’anzianità. La vita non è una questione solo quantitativa ma ancor prima qualitativa. Fondamentale è sapere che nel momento del dolore e poi della morte Gesù è nostro compagno e ci conduce alla pienezza dell’esistenza.

Per me, che sono di fede, la Festa della Salute è l’occasione per contemplare che Gesù Signore ci tiene per mano anche nella sofferenza. Maria, la Madre, ha vissuto il dolore accanto al Cristo e, come donna che conosce il patire, indica anche a tutti una strada di speranza.

don Gianni

Alzarsi e camminare in fretta

Inserito il 9 Novembre 2022 alle ore 16:28 da Don Gianni Antoniazzi

Il 21 novembre è alle porte e, per lunga tradizione, la città di Venezia festeggia in quella data la Madonna della Salute. È l’occasione per riprendere con più entusiasmo il cammino quotidiano.

Domenica prossima, 20 novembre, vigilia della Madonna della Salute, rivolgeremo a Maria la supplica perché ci preservi dal male. È la terza volta che lo facciamo da quando la pandemia ha preso piede. In questa occasione ci rivolgiamo alla Vergine perché ci preservi dalla malattia, lenisca il dolore di chi soffre, dia conforto ai famigliari provati dalla fatica, sostenga l’opera di chi è impegnato nelle cure.

In questi mesi, il Veneto fa i conti anche coi numerosi incidenti stradali, talvolta anche mortali. Pare quasi che dopo il lockdown ci manchi la pratica per stare sulla strada. Bisogna domandare al Signore di renderci consapevoli dei limiti e prudenti nelle azioni.

Serve poi stare vicini ai malati: sembra quasi che siano cresciute le patologie. Non si capisce se siano manie o acciacchi reali. Di fatto il malessere sembra più percepito adesso che nei due anni precedenti.

Bisogna anche intuire che la salute fisica non può essere la più alta aspirazione. Molti di noi sognano di dilatare quasi all’infinito l’anzianità. Il problema, però, non è riempire la vita di giorni ma, al rovescio, riempire i giorni di vita.

È importante incontrare di persona il Risorto che sempre ci affianca nel cammino. Sarebbe un’esperienza così ricca da alzarci e da farci camminare in fretta, così come ha fatto Maria, dopo le parole dell’Angelo.

don Gianni

L’arte ci aiuta davvero?

Inserito il 3 Novembre 2022 alle ore 16:22 da Don Gianni Antoniazzi

Nei giorni scorsi i turisti hanno preso d’assalto Venezia. Il centro storico è uno scrigno d’arte e per questo soffre e si spopola. In terraferma abbiamo difficoltà analoghe. Il problema vero riguarda la fede.

Ho sempre stimato il vecchio prof. di Italiano, don Bruno Bertoli, che al liceo mi ha fatto amare la scrittura quando invece ero proteso solo alle scienze esatte. Lui ripeteva che l’arte fa crescere l’uomo e nutre la fede.

Guardo all’ultimo week-end. Secondo i calcoli, nei giorni dei Santi 450.000 persone hanno visitato Venezia. Cercavano la “città d’arte”. Molti hanno occupato appartamenti anche a Mestre e Carpenedo. Questi turisti sono cresciuti? Stando alle voci pare di no: i veneziani li ritengono barbari e le chiese del centro storico non straripano certo di presenze. Peggio. L’arte sta togliendo vita alla città nel senso che i “signori” che guadagnano col turismo vivono altrove; i veneziani invece stanno lasciando il centro perché c’è sempre qualche ricco “turista” disposto a pagare di più per gli alloggi in vendita.

A noi, però, interessa un’altra questione: l’arte sostiene il cammino verso Cristo? La Divina Commedia, per esempio, è di infinito valore artistico ma dal punto di vista teologico rasenta la bestemmia: inferno, purgatorio e paradiso danteschi non hanno a che fare col Vangelo e non sono io a dirlo. Il lettore vi trova un Dio pagano, giudice tremendo, che distribuisce condanne e premi secondo categorie di merito… Per carità, altri tempi… ma i ragazzi che oggi studiano Dante ne restano scandalizzati e mettono in discussione tutta la fede.

Altrettanto vale per le opere pittoriche. Il giudizio universale della Sistina o l’assunta dei Frari sono esaltanti di bellezza ma eresie nei contenuti di fede. Per esempio: Dio è eterna giovinezza e viene sempre presentato come un vecchio con la barba. Senza poi contare che preti e suore spendono mesi di lavoro per custodire e restaurare (gratis) chiese e quadri finendo poi per essere giudicati stra-ricchi dai visitatori.

Le energie andrebbero spese per annunciare la Pasqua e soccorrere i fragili. Quella è l’arte più bella. Insomma: mi domando se prima venga Cristo o la cultura.

don Gianni

La semina dei pennarelli

Inserito il 26 Ottobre 2022 alle ore 18:43 da Don Gianni Antoniazzi

In questi giorni la liturgia ci invita a contemplare la vita in pienezza, quella offerta dal Padre ai “santi” Questa promessa di vita ci educa ad avere maggior cura di noi stessi, dell’ambiente e delle relazioni.

Lunedì mattina, in patronato, c’erano una dozzina di penne disseminate a terra ovunque. Non era materiale da gettare ma perfettamente funzionante e di buon valore. Alcuni ragazzi avevano trovato un astuccio abbandonato e, per scherzare, si tiravano dietro il materiale. Alla fine avevano lasciato tutto a terra e se n’erano andati. Da notare che lì vicino qualcuno aveva abbandonato anche la cameretta di una tenda con tanto di paleria. Per fortuna i ragazzi non l’hanno strappata. Ora è in canonica (domandare a don Gianni).

Il problema di questa incuria non riguarda soltanto la vita a Mestre. Anche durante i campi di Gosaldo, per esempio, i ragazzi dimenticano pennarelli, matite e penne. Noi insistiamo continuamente perché siano più attenti ma quelli non capiscono. Solo dopo qualche giorno imparano ad avere più cura ma intanto, sul ghiaino intorno alla casa, si raccoglie di tutto.

Bene: i ragazzi non leggeranno mai lettera aperta, ma scrivo perché gli adulti mi diano una mano. Questo tempo domanda austerità e anche i più giovani devono imparare una vita ordinata. Non serve diventare poveri. Basta aver cura di quel che c’è.

Non capisco, per esempio, le proteste di chi, per chiedere attenzione all’ambiente, deturpa opere d’arte capaci di educare i giovani alla bellezza. Che senso ha questa voglia di distruggere?
Quando diventeremo propositivi anziché contestatori? La santità del Vangelo comincia da qui, dalle cose piccole e quotidiane fatte bene.

don Gianni

Halloween e i costruttori di vita

Inserito il 19 Ottobre 2022 alle ore 20:43 da Don Gianni Antoniazzi

La prossima settimana sarà il ponte dei Santi ma da 30 anni a questa parte la Solennità non ha rilevanza. Prevale Halloween. Chi ha fede deve riscoprire e annunciare quanto sia vera la proposta di Gesù.

L’operazione non è facile. Si tratta di togliere la muffa ingombrante che avvolge la santità e contemplare la bellezza della proposta cristiana. La proposta di Gesù non corrisponde alle immagini riprodotte sui santini di fine 1800. Quelle erano frutto di un brodetto riscaldato più volte e talora lontano dalla freschezza del Vangelo.

Bisogna tornare alla gioia delle origini. La santità è composta di gente forte e competente che, dietro a Cristo, sostiene col sorriso la società, senza lasciarsi intimorire. Non è necessario diventare perfetti: impossibile pretenderlo. Basta lasciarsi abbracciare dal Padre.

Le stesse beatitudini, proclamate in questo giorno, non sono la riedizione dei vecchi 10 Comandamenti. Sono un lieto annuncio: Dio moltiplica la vita in chi accetta la sfida di vivere; Dio avvolge di pace chi sceglie di perdere le contese …

Origene, vecchio ‘padre’ della Chiesa, scriveva che gli “uomini delle beatitudini” (i Santi), sono gli amici più veri del genere umano. Sì, perché «se c’è un’amicizia per chi è costretto alla guerra, viene dal costruttore di pace; se c’è amicizia per i calpestati viene dagli affamati di giustizia; se c’è amicizia per il ricco, essa abita nel povero che non vuole competere, che non intende avere, che getta il cuore al di là delle cose» (Ermes Ronchi).

don Gianni

Il bue che dice cornuto all’asino

Inserito il 12 Ottobre 2022 alle ore 20:24 da Don Gianni Antoniazzi

Il titolo è pensato per chi, dall’estero, si permette di contestare il recente risultato elettorale italiano dimenticando la propria storia. Nel linguaggio clericale si direbbe: “Senti da che pulpito vien la predica”.

Alcuni francesi sono preoccupati per il risultato elettorale in Italia ed Élisabeth Borne, ministra per gli Affari europei, ha dichiarato che “vigilerà” sul nostro Paese perché siano garantiti “libertà, diritti umani, e aborto”. Il presidente Mattarella ha già risposto che l’Italia sa badare a sé stessa. Mario Draghi ha usato termini diplomatici, ma nessuna scusa è giunta da Borne.

La ministra in questione ricorda la storia francese? L’illuminismo ha acclamato principi di “libertà, uguaglianza e fraternità” ma subito dopo la rivoluzione ha instaurato terrore e dittatura. Nelle colonie la Francia non ha certo esportato i principi dell’Illuminismo: un giovane del Mali, col quale ho pranzato per mesi, mi ha confidato la disperazione della sua terra. La Francia ha sperimentato la bomba nucleare in Algeria (Reggane), incurante della salute dei residenti. Stessa cosa hanno fatto per 30 anni nell’atollo di Mururoa. La lista sarebbe lunga.

Altri Stati han fatto di peggio ma almeno non condannano l’Italia per l’esito elettorale. Così, la nota ministra somiglia al bue che dice cornuto all’asino (ben inteso che il primo ha le corna mentre il secondo è soltanto scemetto).

Tutto questo per dire anche una parola a noi cristiani. Impariamo a non condannare chi sembra lontano dal Vangelo: ne abbiamo combinate anche noi a sufficienza per farci vergognare davanti a Cristo Signore.

don Gianni

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